C’era una volta il gioco: come costruire i giocattoli di una volta


C’era una volta il gioco: come costruire i giocattoli di una volta

Il Nonno pasticciere ha preparato per voi un viaggio nel mondo delle tradizioni ludiche di un tempo.
In italia fino alla fine degli anni 60, le famiglie umili con creatività e materiali poveri costruivano passatempi con cui si dilettavano i piccoli di casa.
Oggi i bambini spesso non scendono più in cortile, i loro giochi sono già pronti e lasciano poco spazio alla fantasia.
Seguendo le istruzioni che vi proponiamo avrete la possibilità di realizzare alcuni  giocattoli di un tempo con semplicità e tanto divertimento. Anche i docenti possono inoltre utilizzare questi giochi facendoli costruire dai propri allievi per addestrarli all’abilità tecnica, come introduzione alla meccanica, per descrivere dei principi fisici.
Un esempio di semplice ingegneria applicata alla locomozione è il “Filobus”, chiamato così per via del lungo filo collegato all’asta (figura 5).

In realtà la consuetudine di costruire questo tipo di mezzi è probabilmente precedente all’introduzione di quel veicolo nelle nostre città e, forse, l’idea è nata più per il gusto della sperimentazione meccanica che non per imitazione. Non è poi detto che la sua origine sia tutta cittadina.
Quanta ricchezza di invenzione e quanta fantasia racchiuda questo piccolo oggetto lo si può misurare nell’effetto di autentica meraviglia che immancabilmente si produce in chi assista a un collaudo o partecipi alla sua costruzione.

Occorrono: due coppie di ruote ottenute segando un tronco o con materiale di risulta, un’assicella o un pezzo di legno da cui ricavare la sagoma del mezzo e un tronchetto tagliato a metà da adibire a corpo anteriore della macchina, con un foro per accogliere la canna (figura 6). Inoltre: una canna di fiume o di bambù, oppure una talea di castagno. Un bastoncino con funzioni di asse della ruota posteriore, alcuni chiodi e dello spago. Le ruote posteriori (motrici) saranno fissate al proprio asse con chiodi in modo da essere a lui solidali e quindi muoversi insieme (figura 7).


Al centro dello stesso asse una scanalatura praticata con il temperino o con la roncola alloggerà il filo arrotolato, mentre un piccolo ferro terrà unito l’asse delle ruote al corpo della macchina, pur permettendogli di girare. Si fissano poi le ruote anteriori con chiodi, in modo che queste girino liberamente. Infine si sistema la canna al suo posto, collegandola allo spago che, a sua volta, sarà avvolto attorno all’asse posteriore. Srotolandosi con più o meno forza, a seconda della lunghezza e dell’elasticità della canna, lo spago imprimerà il movimento alla macchina.

Molto più semplice del precedente è l’esecuzione di questo “mezzo da acqua”.

Motoscafo se si dà importanza alle ambizioni di velocità, “battello” se l’attenzione si concentra sulle pale in movimento. In realtà si tratta di un piccolo gioco con il quale i bambini di ieri – un po’ in tutta Italia – hanno tentato di cimentarsi con un elemento (l’acqua, appunto) che riserva non poche sorprese.

Occorre un pezzo di legno compensato o un’assicella di spessore sottile, un seghetto e qualche elastico (figura 9).


Dopo aver disegnato la sagoma sul legno, si procede al taglio utilizzando un seghetto da traforo.
Per una maggiore stabilità del mezzo si può fare anche la deriva. Uno o più elastici tesi nell’incavo appositamente preparato, saranno il “motore” che imprimerà movimento alle pale. Occorre avvolgere l’elastico servendosi delle pale, calare in acqua il mezzo e lasciarlo libero di partire.
L’ultimo gioco che vi proponiamo è molto conosciuto, chissà perchè sono in molti a chiamarlo “telefono senza fili”, mentre è proprio un semplice filo teso tra due barattoli a farla da protagonista, insieme agli onnipresenti busslut (bussolotti).


Nella memoria dei più anziani si confondono ricordi legati ai successi di Marconi ed alle sue trasmissioni di notizie via etere. Non dobbiamo poi dimenticare che già negli anni Trenta il telefono aveva una sua diffusione, ancorchè limitata alle famiglie più abbienti. Di qui il desiderio di possedere uno strumento così misterioso e affascinante, costruito con quello che c’era a disposizione.

Nella parte superiore delle due lattine – proprio al centro – si fanno due piccoli fori, attraverso i quali possa passare un capo del filo. Questo, annodato, non “scapperà” fuori neppure sotto la leggera pressione necessaria per mantenerlo teso. Occorre uno spazio libero sufficiente a che il filo possa stendersi in tutta la sua lunghezza, poi uno da una parte con il bussolotto all’orecchio e uno dall’altra che lo tenga alla bocca: la conversazione può iniziare, con risultati migliori se il filo viene passato con cera o con pece da calzolaio.

Ora non vi resta che condividere queste informazioni con degli ottimi compagni di giochi e di merende:).
Alla prossima!

Fonte:
http://www.funsci.com/fun3_it/giochi/giochi.htm
Manuela Piccioni