Giochi tradizionali dell’India


Giochi tradizionali dell’India

Il Nonno Pasticciere ha sempre voglia di partire e di divertirsi. Ormai lo conoscete bene. Ma ogni suo viaggio è un’occasione di ricerca, di curiosità, di scoperta, un modo per conoscere se stesso attraverso la diversità del mondo e per fare scorta di creatività e fantasia per realizzare i suoi meravigliosi dolci.

Oggi ha scelto un luogo magico, denso di spiritualità e tradizioni, un luogo affascinante e totalizzante: l’India. E andando là cosa ha trovato? Una bellezza indescrivibile e tantissimi bambini che giocavano all’aria aperta e dai quali il nostro Nonno Pasticciere ha imparato alcuni passatempi davvero interessanti.

Il Carrom

Il Carrom è un gioco da tavolo per due o quattro giocatori, la cui invenzione si fa risalire addirittura a molti secoli fa, al tempo dei Maharaja. Conosciuto anche come “biliardo da dita”,  lo scopo di questo gioco non è altro che quello di imbucare le proprie pedine colpendole con lo striker, che si può “azionare” con un solo dito.

Fonte: https://www.giochidimenticati.eu/carrom/

L’attrezzatura è semplice, serve un tavolo quadrato di 75cm per lato, con i bordi rialzati, una buca ad ogni angolo e dei disegni geometrici che facilitino il gioco, come il cerchio al centro in cui si dispongono le pedine. Esse sono 9 bianche e 9 nere più una rossa, la Regina.

Un giocatore inizia posizionando il suo striker sulla linea davanti alla sua postazione. Effettua la prima “spaccata” del gruppo di pedine e successivamente, a turno, si tentano di far finire in buca tutte le proprie pedine. Ogni volta che si lancia lo striker, esso viene riposizionato sulla linea per il turno successivo. Si possono colpire le pedine direttamente o indirettamente.

Chi ha imbucato una propria pedina, può provare a imbucare la Regina. Quando un giocatore imbuca la regina ottiene un bonus sul punteggio a patto che “confermi la Regina”, ovvero che riesca ad imbucare un’altra pedina propria nello stesso turno. In questo caso la Regina resta in buca, altrimenti viene rimessa al centro del tavolo e il gioco passa all’avversario.

La partita viene vinta dal giocatore che imbuca per primo tutte le proprie pedine e abbia confermato almeno una volta la Regina. Come si calcolano i punti? Al vincitore viene assegnato un punto per ogni pedina avversaria rimasta sul tavolo più tre punti per aver imbucato la Regina (massimo 12 in uno stesso board).

Scale e serpenti

Questo gioco da tavolo è simile al gioco dell’Oca e quindi il suo esito è determinato dal lancio dei dadi. Il tabellone rappresenta un percorso di forma bustrofedica, solitamente costituito da 10 righe di 10 caselle. La posizione delle “scale” e dei “serpenti” non è fissa.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Scale_e_serpenti#/media/File:Snakes_and_Ladders.jpg

Il primo giocatore lancia il dado e si muove di tante caselle quanto indicato dal numero che è uscito (nella maggior parte delle versioni chi fa 6 ha diritto ad un altro turno). Se la pedina arriva ai piedi di una “scala”, avanza fino in cima ad essa, analogamente se si giunge nella casella della bocca di “serpente”, si retrocede fino alla sua coda. Ovviamente vince chi arriva per primo alla fine del percorso.

Carte

Krida-Patram o Ganjifa sono i termini usati in India per indicare le carte. Esse sono realizzate in stoffa, decorate a mano e hanno una forma circolare, come delle fiches. Esistono moltissime versioni e tantissime regole diverse, che variano a seconda della regione in cui ci troviamo. Il mazzo più comune è formato da 96 esemplari con 12 semi di 8 carte ciascuno. I reali e i principi indiani usavano spesso 144 carte con 12 semi di 12 carte ciascuno. Ogni seme di carte aveva un nome e una figura principale. Il valore di carta più alto spettava al “Re” o “Ashvapati”, solitamente disegnato a cavallo.

Fonte: http://www.7bellonline.it/base/Mazzi%20standard%207bello/India.htm

Il primo seme di carte aveva tutte figure a cavallo ed era considerato il più potente. Il secondo seme mostrava tutti i protagonisti in dorso agli elefanti e il loro “leader” si chiamava “Gajapati”. Un altro seme ritraeva i soldati a piedi. Altri ancora fiori, animali, elementi del mare o eroi mitologici. Per assicurarsi un mazzo di carte unico e personalizzato, i reali incaricavano artisti, illustratori e pittori di decorare le proprie carte. Ed è così che questi pezzi di stoffa sono diventati delle vere opere d’arte, ancora oggi realizzate a mano dagli artigiani e conservate in alcuni musei del Paese.

Queste sono solo alcune delle suggestioni nelle quali si è imbattuto il Nonno Pasticciere. Lui continuerà a viaggiare…fatelo anche voi!

Eleonora Ciambellotti