Il melting pot in cucina: la tradizione libica


Il melting pot in cucina: la tradizione libica

Questo viaggio non è semplice. Perché molto spesso è complicato lasciarsi il passato alle spalle, complicato ribaltare il corso della storia…complicato sì, ma non impossibile 🙂 E così il Nonno Pasticciere oggi ha deciso di lasciarsi meravigliare da una terra che sta ricostruendo se stessa, una terra calda, variegata, “antica”.

 

 

Egizi, fenici, greci, romani, bizantini, arabi, ottomani, italiani, la Libia ha accolto tutti e da tutti questi popoli ha ereditato del buono, lasciandosi contaminare da una varietà di tradizioni davvero invidiabile. Chissà se al Nonno verranno in mente nuove combinazioni di ingredienti per i suoi dolci…è proprio quello che cerca 😉
Sì, perché è soprattutto la cucina che “sfodera” gli “incroci” migliori, benché la base “araba” abbia il sopravvento! La cucina araba è una cucina ricchissima e molto varia, così come diversi sono i paesi in cui è presente.
Per convenzione possiamo dividere questo mondo in due grandi zone: il Mashraq, cioè dove il sole sorge, che comprende l”Arabia Saudita, lo Yemen, il Libano l”Irak, la Siria, la Palestina, la Giordania, e il Maghrab, cioè dove il sole tramonta, che comprende il Marocco, l”Algeria, la Tunisia, la Libia, il Sudan e l”Egitto, cioè due gruppi distinti divisi dal canale di Suez e dal Mar Rosso.
Nella radici di questa cucina ritroviamo l”eredità degli abitatori più antichi, i berberi, popolazione nomade dedita alla pastorizia, cui si deve la consuetudine della cottura a fuoco lento di zuppe e carni in pentole di terracotta (tajine).

La tavola libica è un misto di cultura araba e mediterranea con una forte influenza italiana, ma senza dimenticare aspetti della tradizione ebraica (impiego di frattaglie e la marinatura di carne e pesce), o della cultura coloniale francese.
Cucina speziata soprattutto con coriandolo, cumino e cannella, ai quali si aggiungono per dare colore zafferano e cardamomo. Orzo e frumento sono i principali cereali coltivati. Pomodori e patate sono le verdure più apprezzate; datteri, banane, cocco, arance e fichi identificano la frutta.
Famosa prelibatezza locale è il cuscus o couscous (tradizionalmente di miglio, oggi di grano).

 

 

Pezzi di pollo, tacchino o montone, calati in una zuppa di verdure arricchita con molto peperoncino, danno vita ad uno dei piatti più caratteristici della Libia: lo sharba. Tra le ricette di derivazione italiana segnaliamo la pasta con il pomodoro, seppure interpretata con le spezie.

 

 

Il popolo libico preferisce mangiare a casa, eccetto il venerdì, quando sulla costa si fanno dei picnic consumando il cibo da un grande piatto comune dal quale i commensali si servono utilizzando come posate mani e pane.
Tra le bevande (quelle alcoliche sono vietate per motivi religiosi), spicca il té alla menta servito in piccoli bicchieri.

Ma cosa si mangia in Libia a colazione? Il Nonno Pasticciere si sta interrogando ormai da giorni 🙂
Al mattino potete trovare appunto il tè verde alla menta, cous cous e la bseesa, la tipica focaccia bianca molto bassa cotta al forno. Ovviamente in ogni cucina che si rispetti non mancano i dolci!!
Nelle case tradizionali troverete il “basbousa”, una torta dolce tipica del Medio Oriente a base di semolino, ricoperta di sciroppo di zucchero e decorata con una mandorla su ogni fetta. Una variante molto popolare è fatta con l”aggiunta di farina di cocco.

 

 

E ancora i “ka”k hilu”, una sorta di tarallucci ai semi di finocchio abbastanza semplici da preparare.

 

 
Infine per chi fosse a dieta (:P), ecco che la compagine egiziana propone il Mahlabia, un budino di latte con farina di riso.

 

 

In tutto questo melting pot al Nonno Pasticciere la colazione più giusta sembrava questa 🙂

 

““Solo se riusciremo a vedere l”universo come un tutt”uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, comincieremo a capire chi siamo e dove stiamo.” (T. Terzani)

…e se non vi siete ancora lasciati convincere dalla “varietà”, correte nel nostro e-shop…ve ne daremo prova “provata” 😛
Alla prossima!

Manuela Piccioni Eleonora Ciambellotti