“Se ti piace il miele, devi sopportare le punture delle api”…Segreti e racconti sulla colazione in Marocco


“Se ti piace il miele,  devi sopportare le punture delle api”…Segreti e racconti sulla colazione in Marocco

Un proverbio marocchino recita proprio così: “Se ti piace il miele, devi sopportare le punture delle api”…se vi piace “assaggiare” specialità uniche, cari lettori, dovrete “sopportare” un altro dei nostri simpatici racconti! Oggi il Nonno Pasticciere ci accompagna in Marocco, dal nostro amico Daniele Malta, che ci aiuterà a scoprire quale “film” si gira ogni mattina sulle tavole delle famiglie marocchine.

“Se penso al Marocco, mi viene in mente una sola cosa: grandissima ospitalità.

E’ questo il fattore comune che è emerso dopo due settimane in giro per questo paese a lunghi tratti molto simile al nostro sud Italia. Ovunque ci siamo spostati, dalle colline di Chefchaouen fino alle dune sahariane dell’Erg Chebbi, siamo stati accolti come membri della famiglia, permettendoci di osservare la loro quotidianità e gustando i prodotti tipici del posto che ci hanno accompagnato in ogni genere di avventura.

E visto che di escursioni se ne sono fatte molte, quale miglior cosa  della colazione marocchina poteva darci quelle energie giuste per affrontare il viaggio?

D’altronde i marocchini hanno bisogno di mettere nello stomaco cibo energetico e ricco di sostanza visto che le medine (il centro storico delle città) sono solitamente costruite su colline e per lavorare, o semplicemente per fare una passeggiata, le salite da fare (ma anche discese per fortuna) sono veramente molte.

Ogni mattina il risveglio è sempre qualcosa di meraviglioso. Atmosfera magica all’interno dei Riad con il sole che entra delicatamente dall’apertura sul tetto e tavola sempre imbandita di prodotti della produzione locale, dal classico pane berbero, un incrocio tra una nostra pizza bianca ed una piadina, al frittellone con verdure e cipolle da riempire con il formaggio fresco di capra, dalle uova sode alle loro insuperabili olive nere con cui viene anche fatto un olio che non fa assolutamente rimpiangere quello nostrano.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                www.hashems.com

Poi se qualcuno, a quella salata preferisce la colazione dolce, oltre a qualche dolcetto al cocco, si possono trovare un’infinità di marmellate, dalle più classiche di albicocche e fragole, a quelle più caratteristiche di datteri e di fichi, che al contrario dell’Italia, non crescono a giugno e settembre ma principalmente a luglio e ad agosto.


Infine, per idratarsi in vista del caldo torrido della giornata, la tradizione marocchina offre un’ottima varietà di bevande, dal latte al caffè lungo, passando per la spremuta di arance (praticamente le temperature sono come la nostra Sicilia se non più calde) e terminando con il più rappresentativo tè berbero, che nel sud del Marocco viene servito senza menta perché sostengono che rallenti la digestione in quelle terre dal clima decisamente più caldo.

Pur andando via dal Marocco, il Marocco non andrà mai via da noi. E anche se sono sicurissimo che non mancherà occasione per tornarlo a trovare, mi limito a dire semplicemente come si usa da queste parti: Inshallah (se Dio vuole)”.

Un racconto ricco di emozioni, vero? Alcune immagini s’imprimono nella mente e ci lasciano ricordi indimenticabili. Ricordi di profumi e di colori, ricordi di avventure, di posti incantevoli, di persone speciali, ricordi che ci teniamo stretti e che diventano i nostri primi compagni di viaggio.

Un ultimo saluto, oggi, va ai nostri lettori più piccoli, ai quali dedichiamo questa fiaba, con l’augurio di non smettere mai di viaggiare, di non “impigrirsi” mai durante il più bel viaggio che li aspetta: diventare grandi!

LA PALMA D’ORO
C’era un principe del deserto che aveva un figlio di nome Mahmed, intelligente e bello,  ma incredibilmente pigro. La cosa che gli piaceva di più era stendersi su un tappeto, all’ombra dei rami, sulla sabbia mentre i servitori gli portavano del cibo e lo imboccavano. Perfino alzare la punta di un dito era troppo faticoso per lui e sarebbe morto di sete piuttosto che sollevare una brocca piena d’acqua.

Un giorno che Mahmed dormiva, come sempre, su un mucchio di cuscini nel giardino del palazzo, un vecchio mendicante bussò alla porta e il principe gli offrì, come ogni buon musulmano, la giusta ospitalità. Mentre il vecchio mangiava, Mahmed russava, e il padre disse, vergognandosi: “Perdonami, ospite, ma mio figlio è il ragazzo più pigro di tutta l’oasi e, forse, del paese intero. L’arancio sul suo ramo, la tartaruga che dorme al sole e il pulcino chiuso nell’uovo sono meno pigri di lui. Io non so proprio come correggerlo”.

“ Non preoccuparti, o mio Signore, perché Allah ha steso la sua mano su di te. Io, il saggio Mansur, so molte cose e conosco il rimedio per molti mali, perciò ascoltami con attenzione: da qualche parte, laggiù nel sud, c’è un regno immenso dove cresce una palma tutta d’oro, e chi la vede una volta, conquista ogni virtù. Se tuo figlio riuscirà a vederla, guarirà per sempre dalla pigrizia. Mandalo dunque per il mondo, perché la cerchi finché non l’avrà trovata.”

Il principe decise di seguire il suo consiglio, e Mahmed, che lo volesse o no, fu costretto a partire, senza servitori, con poche monete in tasca e una pagnotta nella sacca. Camminò per mille e cento giorni, andando di città in città, di deserto in deserto, e conobbe un’infinità di popoli diversi: Mauritani, Turchi, Arabi, Berberi, Europei…

Gli toccò dormire in piccole casette di fango o sotto tende di pelo di cammello, e imparò a costruirsi un riparo con rami secchi e foglie di palma. Soffrì la fame e la sete, stese la mano per mendicare e per guadagnarsi il pane, dovette lavorare la terra, fabbricare vasi, badare alle bestie, seguire le carovane.

Ma la palma d’oro non si trovava. Finché una sera dall’alto di una duna ai bordi del deserto, Mahamed la vide brillare all’orizzonte e capì che il suo viaggio era terminato. Poi si guardò la mani: il palmo e le dita non erano più bianchi ma coperti di calli.

Il pigro Mahamed era diventato un uomo.

E mentre la mamma vi legge questo breve racconto, che ne dite di fare una sana colazione con noi? Oggi il Nonno Pasticciere  ha delle valide collaboratrici che lo aiuterranno ad impreziosire le sue ampolle di dolcezza…Sembrano davvero felici, che abbiano superato l”arduo compito? Sicuramente hanno avuto in cambio un premio delizioso, non vi pare?

Al prossimo viaggio…da favola!!!

Manuela Piccioni Eleonora Ciambellotti