Un buongiorno pieno di poesia a Civita, “La Città che muore”


Un buongiorno pieno di poesia a Civita, “La Città che muore”

“Giunto così in alto, mentre vaghi per le vie di questo antico borgo…”, il Nonno Pasticciere, cantastorie di dolcezza, continua a leggere, con il fiatone e gli occhi pieni di curiosità. I suoi piedi hanno percorso tanta strada, per arrivare dove? Ma lassù, in un piccolo centro dove si chiede rispetto “della sua storia ora fatta di silenzio, di voci portate, dal vento, di fiori che sono la vita…”.

 

 

Il Nonno col suo zaino in spalla si è diretto là dove il tempo sembra essersi fermato, a Civita, frazione di Bagnoregio, provincia di Viterbo, chiamata da tutti “la città che muore” per la progressiva erosione della collina e della vallata circostante, che ha dato vita alle tipiche forme dei calanchi e che continua ancora oggi, rischiando di far scomparire la frazione.

Dal 700 a oggi, terremoti, frane e smottamenti del suolo si sono portati via un quarto della sua superficie. “L’ultima frana, proprio qualche mese fa”, ci racconta una signora che gestisce uno dei ristorantini del posto, ma per loro è ormai la normalità… un paese con un’anima fragile ma fortemente attaccato alla vita.

 

 

Il centro è raggiungibile solo attraverso un ponte pedonale in cemento armato costruito nel 1965. E mentre lo percorri, il vento comincia a far sentire la sua forza, colle all’altezza di 443 metri sul livello del mare, rimane impresso nella memoria di chi ha il piacere di visitarlo.

 

 

Il paese, venne fondato 2500 anni fa dagli etruschi, già allora il problema dell’erosione era fortemente sentito, per questo si misero in atto alcune opere che avevano il preciso scopo di proteggere Civita, arginando fiumi e costruendo canali di scolo per il corretto deflusso delle acque piovane. I romani ripresero le opere dei loro predecessori, ma dopo di loro queste furono trascurate ed il territorio ebbe un rapido degrado che portò, infine, all”abbandono del paese.

Scorci magici, case medioevali, profumi emanati da ristoranti caratteristici, accompagnano le passeggiate dei visitatori.

 

 

E lontano dalle voci dei turisti, si può assaporare una pace che rende il paesaggio surreale. Una ristoratrice ci svela che il regista Tornatore si rifugia a Civita per cercare ispirazione nel silenzio di queste vie, chissà forse il nostro mago di bontà, ha bisogno di un posto tranquillo per realizzare i suoi capolavori in cucina 🙂

 

 

Il nostro giro finisce, là dove era incominciato, sulla piazza principale dove si affaccia la chiesa di San Donato.
Un paese con pochi abitanti, solo 7… ma numerosi gatti, accuditi dalle persone che lavorano a Civita, e proprio di notte, lontani da voci, rumori e occhi indiscreti si riscaldano davanti ai faretti collocati ai lati delle stradine.

 

 

Scende la sera, il Nonno comincia a sentire freddo, tempo anomalo per il mese di aprile, ed entra in un ristorante scavato nella roccia!

 

 

Tra la cortesia dei gestori, sorseggia un buon the e assaggia un gran mix di dolci della casa…

 

 

Il nostro mago di delizie incomincia a sentire la nostalgia della sua cucina e dei suoi sapori, quei sapori che ama condividere con voi ogni giorno…e non solo a colazione 🙂

 

Al prossimo viaggio nel mondo!

Manuela Piccioni Eleonora Ciambellotti